Come funzionano i tarocchi

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I tarocchi sono avvolti da un fascino misterioso e secolare.

Nati all’incirca intorno al XV secolo, in particolar modo nell’Italia del Sud, col tempo hanno avuto modo di diffondersi in tutta Europa grazie al loro successo e alla semplicità alla base del loro utilizzo.

Ma che cosa sono i tarocchi? Da chi sono stati inventati? E in che modo possono essere utilizzati?

Come funzionano i Tarocchi: cenni storici e utilizzi

Partiamo proprio da un’infarinatura generale in merito alla storiografia dei tarocchi. Come detto, la loro origine risale al periodo dell’Italia tardo rinascimentale, quando l’uomo, inteso nel senso più generale del termine, era già stato messo al centro di quell’Universo ancora tutto da scoprire. 

Tuttavia, benché si possa identificare con relativa certezza la prima diffusione europea dei tarocchi, risulta estremamente complicato individuare colui che prima di tutti ha dato vita ai celebri mazzi di carte in questione. 

Contraddistinti da forme, disegni e decorazioni differenti, i tarocchi presentano al loro interno una vasta gamma di simboli, dettagli geometrici, dettagli artistici e via dicendo. 

Si sa poco o nulla della reale origine dei disegni qui citati, ma al contempo, però, di certo vi è che i tarocchi possono essere utilizzati per l’interpretazione stessa dei simboli al loro interno, contenenti anche riferimenti alla geometria e alla matematica

Ed è proprio per via della loro eccezionale complessità che i tarocchi detengono un fascino unico: la loro profondità è tale da consentire interpretazioni differenti a seconda dei contesti nei quali le carte vengono utilizzate.

La diversificazione dei tarocchi

La complessità dei tarocchi deriva anche dalle differenti tipologie di mazzi che sono stati prodotti nel corso dei secoli. 

Tanto per fare un esempio, tra i tarocchi maggiormente conosciuti troviamo:

 

  • i tarocchi Sola Busca, i più antichi del mondo e conservati presso la Pinacoteca di Brera;
  • i tarocchi Visconti Sforza, destinati per la corte dei Duchi di Milano;
  • i tarocchi di Marsiglia, dall’origine non del tutto certificata;
  • i tarocchi del Mantegna, contenenti disegni che per secoli sono stati attribuiti proprio al pittore italiano.

 

Alla luce di tale diversificazione, ci si può rendere conto di come la pratica divinatoria possa riservare notevoli sorprese per chi decide di procedere un consulto con i tarocchi.

Dal punto di vista del loro funzionamento, è essenziale sapere prima di tutto che i tarocchi vanno interpretati in qualità di linguaggio ottico.

Il funzionamento del linguaggio dei tarocchi

Il linguaggio ottico dei tarocchi può essere considerato una lingua a tutti gli effetti, in virtù del fatto che a simboli diversi, presenti sulla superficie delle carte, corrisponderanno interpretazioni e significati altrettanto differenti. 

Tuttavia, vi è un solo modo per apprendere l’arte divinatoria relativa alla lettura dei tarocchi: lo studio a memoria. 

Già, perché l’unico vero modo per imparare a leggere le carte è quello di impararne a memoria i contenuti, facendo propri i simboli, i colori e le figure collocate sulla loro superficie.

Solo così diviene possibile apprendere l’arte in questione, lasciando che un esperto in materia possa leggere il futuro a colui o colei che richiede la lettura dell’avvenire.

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